Pasqua è, da sempre, un momento speciale.
Un giorno che porta con sé il senso della rinascita, della luce che torna dopo l’inverno, del calore di una tavola apparecchiata con cura.
E poi c’è Pasquetta, la giornata più informale, quella delle gite all’aria aperta, dei picnic, delle risate in compagnia.
Entrambe queste ricorrenze, però, hanno qualcosa in comune: il cibo.
Le tradizioni culinarie, i piatti tipici, i sapori di famiglia. E per chi sta cercando di seguire un’alimentazione sana, possono diventare anche un momento di riflessione o di difficoltà.
La domanda che ricevo più spesso in questi giorni è: “Come posso vivere Pasqua e Pasquetta senza perdere il filo del mio percorso?”
La mia risposta è semplice: con consapevolezza, non con restrizioni.


La tavola pasquale: simboli, sapori, radici
In Italia ogni regione ha le sue ricette, le sue consuetudini. Ma ci sono piatti che ricorrono ovunque, perché legati a significati profondi.
Le uova, per esempio, sono il simbolo della vita che rinasce. Le troviamo nelle torte salate, nelle decorazioni, nei cestini per i bambini.
L’agnello o il capretto sono piatti centrali in molte tavole, retaggio di una tradizione antica.
Non manca mai un dolce: colomba, pastiera, cassata, secondo la zona e la memoria familiare. E poi l’uovo di cioccolato, che non è solo un dono per i più piccoli, ma un gesto affettivo, un piccolo rituale.
Pasqua è il giorno in cui si cucina “come una volta”. E va bene così. Non dobbiamo trasformare la tradizione in un problema da risolvere.
Il punto non è rinunciare, ma partecipare in modo consapevole. E questo vale anche per il giorno dopo.
Pasquetta: semplicità e convivialità
Il lunedì dell’Angelo è un giorno meno formale, ma non per questo meno ricco. È la giornata delle uscite fuori porta, delle tovaglie stese sull’erba, dei piatti facili da preparare e comodi da trasportare.
Frittate, torte rustiche, pane farcito, formaggi, insalate fredde: la cucina di Pasquetta è quella che si fa insieme, con quello che è rimasto il giorno prima o con ciò che si ha a disposizione. È un invito alla semplicità, alla leggerezza, anche nei gesti.
E forse, proprio per questo, è l’occasione perfetta per rimettersi in ascolto del proprio corpo. Perché dopo un pranzo abbondante, quello che ci fa bene non è un’altra abbuffata, ma un pasto più equilibrato, magari consumato all’aria aperta, senza distrazioni.
Qualche consiglio, concreto e realistico
Non serve trasformare Pasqua in un campo minato o Pasquetta in un esame di autocontrollo. Ma ci sono alcuni accorgimenti che, nella mia esperienza, fanno la differenza:
- Non saltare la colazione: iniziare la giornata con un pasto leggero ma completo ti aiuterà a gestire meglio il resto.
- Prima di servirti, respira e chiediti: mi va davvero? Ho fame o sto seguendo l’automatismo?
- Assaggia ciò che ami, evita ciò che mangi solo “per educazione” o abitudine.
- Bevi acqua, concediti un bicchiere di vino se lo desideri, ma ricordati che le bevande zuccherate o alcoliche incidono più di quanto pensiamo.
- Dopo il pasto, muoviti. Una camminata, anche breve, aiuta digestione e benessere.
Pasqua è un’occasione, non un’eccezione
Credo che il vero messaggio sia questo. Non viviamo le feste come se fossero un ostacolo da superare o una parentesi da chiudere in fretta. Viviamole come un’occasione per osservarci, per capire come stiamo, per mettere in pratica – anche a tavola – quella libertà di scelta che coltiviamo ogni giorno.
Goditi le persone che ami, assapora i piatti che hanno un significato per te, ma non dimenticare che il benessere non va in vacanza. Si costruisce anche così: con un morso più lento, una porzione più piccola, una passeggiata in più.
Ti auguro una Pasqua serena, autentica, consapevole. E una Pasquetta all’aria aperta, leggera, piena di sole e cose buone.

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